2020-07-28 20:20:41.279252 by Unknown

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autore:Unknown
Format: epub
pubblicato: 2020-06-23T16:00:00+00:00


IV

DOPPIO SOGNO

Che significa lavoro intellettuale, professione? La Kultur mitteleuropea a cavallo del secolo rispondeva: borghesia. Che sarebbe la Kultur se non borghese? si ripeteva da ogni parte, fiduciosi con questo di continuare sulle tracce di Goethe. E Thomas Mann lo dice quasi a epigrafe del grande libro del ’18, Considerazioni di un impolitico, per poi ribadirlo nel saggio del ’32, Goethe come esponente dell’età borghese. Testimonianza inequivocabile della continuità del proprio mondo spirituale. Nelle Considerazioni l’etica professionale, che garantisce «il dominio dell’ordine sullo stato d’animo, del duraturo sull’effimero, del lavoro sereno sopra la genialità», è svolta tutta in chiave non tanto apolitica, quanto in politicos. Ben più che una dichiarazione di estraneità o dis-interesse per il Politico, infatti, le Considerazioni rappresentano una dichiarazione di guerra contro la prassi politica, in quanto intrinsecamente coinvolta, nel mondo contemporaneo, sia nelle sue correnti conservatrici e liberali che in quelle rivoluzionarie, nel processo di democratizzazione. È a una tale Kultur che rispondono polemicamente i saggi weberiani. Per Weber occorre pensare e progettare un Politico capace di corrispondere ai valori di quell’etica del dovere che nel lavoro professionale si è imposta, scevro da retoriche e ideologie – insomma, ciò che occorre è proprio realizzare una politica ‘grande borghese’. Questa è fino a oggi sempre mancata, e la sua assenza ha generato i mostri del presente. Mann, nel suo auto-superamento, Selbstüberwindung, e cioè nel Discorso del ’22,40 sembra assumere analoga prospettiva; in nulla, però, egli modifica sostanzialmente, rispetto al ’18, la propria idea di Kultur e l’intrinseco rapporto che essa mantiene con l’etica borghese; è quella stessa idea che egli ora pretende possa assumere un carattere politico: la professione è chiamata, in alleanza con il Politico, a formare il mondo a immagine di quella Bildung, a edificare a sua immagine la vita dell’intera comunità; lo spirito borghese non deve più ‘contemplare’ lo Stato come il ‘gelido mostro’ di Nietzsche, come una potenza indifferente o nemica, bensì cercare di farlo proprio. In termini weberiani: la borghesia è chiamata – anche per salvare se stessa – a dar vita a una classe politica responsabile, all’altezza della situazione reale scaturita dalla catastrofe della Guerra. Tener fermo all’idea del dissidio tra Kultur e Politico, comunque quest’ultimo si declini, rappresenterebbe per la borghesia la peggiore delle politiche, quella dell’impotenza, e per la Germania intera la resa alle forze demagogico-rivoluzionarie. Educare Bildung e Kultur, e cioè lo spirito della borghesia, al Politico, disincantarla fino a farle comprendere la necessità di realizzare in politicis i princìpi della sua stessa etica, questo il significato dei saggi weberiani sul lavoro intellettuale. In Weber, tuttavia, ciò doveva rappresentare una svolta, non un passaggio, svolta che non poteva non obbligare a una radicale autocritica rispetto all’idea di Kultur maturata nel ‘mondo di ieri’. Proprio quel ‘salto’ per lui si impone, che il grande scrittore Thomas Mann vorrebbe considerare inesistente, o percorribile attraverso un ‘ragionevole’ ponte, tra le Considerazioni e il Discorso. Ambiguità insuperabile, dal momento che proprio Mann aveva esordito rappresentando nella saga dei Buddenbrook la crisi di quel mondo.



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